Mal dell’esca: come difendere le viti.
Il mal dell’esca è una malattia fungina che si sviluppa a carico della parte legnosa della vite. È una malattia ancora poco conosciuta e di difficile studio perché causata da un complesso di numerose specie fungine che attaccano il legno della vite portando la pianta ad un indebolimento generale fino alla morte. Il mal dell’esca può presentarsi sotto diverse forme e avere diversi sintomi, a seconda dei patogeni coinvolti e delle caratteristiche del vitigno (vigoria, età, cultivar, etc.). I sintomi del mal dell’esca sono caratterizzati dal formarsi sulle foglie di aree necrotiche internervali, bordate di giallo o di rosso. I frutti possono disseccare o avvizzire. In ogni caso il danno alla produzione dell’impianto è sensibile. Nel legno possono essere osservati molti tipi di necrosi che si possono sovrapporre: necrosi brune, bruno rosse, annerimenti puntiformi per infezioni vascolari e carie del legno, di colore chiaro e consistenza spugnosa.
Una cosa è certa, non esiste una cura definitiva contro la malattia.
Ci sono però delle buone pratiche per limitarne la diffusione. La migliore strategia per difendere il proprio vigneto è quella di agire in maniera preventiva, evitando che le piante si ammalino o che una infezione si diffonda da una vite all’altra.
Nella realizzazione di nuovi impianti è prima di tutto buona norma rivolgersi a vivai certificati e scegliere piante di buona qualità, con apparato radicale ben sviluppato e in cui la ferita d’innesto sia completamente cicatrizzata. Inoltre è bene ricordare che la manifestazione dei sintomi del mal dell’esca è favorita in vigneti con cattivo drenaggio o ristagno di umidità nel terreno e dunque occorre riservare grande attenzione alla preparazione del terreno, e al contenuto di sostanza organica che certamente favorisce la capacità di difesa della pianta.
L’utilizzo di prodotti a base di Trichoderma si sono dimostrati utili nel prevenire le infezioni fungine causa del mal dell’esca. Le spore di Trichoderma, applicate in vigneto con gli atomizzatori, colonizzano le ferite di potatura impedendo l’attecchimento dei funghi patogeni.
A vantaggio di questa tecnica c’è la facilità d’uso e l’economicità. È anche possibile utilizzare prodotti spec
ifici che garantiscono una effi
cace protezione sia fisica che chimica per difendere i tagli di potatura. È bene invece non usare i mastici, che anzi hanno un effetto negativo”.
Occorre ricordarsi di lavare sempre bene l’irroratrice prima di usare prodotti a base di Trichoderma, specialmente se l’ultimo trattamento è stato eseguito con un fungicida. La temperatura ideale di applicazione è sopra i dieci gradi, ma questa può variare con i diversi prodotti sul mercato. Il trattamento va eseguito subito dopo la potatura .
Le ferite dovrebbero essere trattate con l’agente di biocontrollo utilizzando un irroratore con ugelli orientati sul cordone e sul ceppo. Una migliore copertura si ottiene spegnendo i ventilatori, applicando alti volumi di acqua a bassa pressione, con ugelli che producono gocce di grandi dimensioni e dirigendo gli ugelli verso la zona delle ferite di potatura.
La nostra strategia di difesa e controllo del Mal dell’Esca è basata su tre tipi di interventi:
- Concimazione del terreno con Acti- Crop all’impianto delle barbatelle o comunque ogni qual volta si voglia apportare sostanza organica e Trichoderma al terreno; in alternativa si può effettuare un Trattamento liquido al terreno con Biorestore dopo la potatura e a primavera;
- Trattamento alla chioma con Mychotrix in post potatura e alla ripresa vegetativa;
Seguendo questo protocollo saremo in grado di prevenire o ridurre i gravi problemi creati da questa dannosa malattia.
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