Vola e punge…
Anche quest’anno anche se con ritardo rispetto alle annate precedenti, la Bactrocera oleae, è tornata a farci compagnia.
La mosca dell’olivo, o mosca olearia, è il parassita più preoccupante per gli uliveti italiani. È presente in tutti gli areali di coltivazione dell’ulivo. In stagioni favorevoli può provocare ingenti perdite alla produzione olearia, sia in termini quantitativi, che qualitativi. E’ molto importante, dunque, procedere al monitoraggio della mosca dell’olivo e tenersi pronti ad intervenire con prodotti consentiti in agricoltura biologica.
La mosca dell’olivo è un insetto che sverna come pupa nel terreno. Nelle zone con inverno mite, può trascorrere la stagione come adulto, o peggio, come larva nelle olive non raccolte.
Lo sfarfallamento della mosca adulta avviene in primavera, all’inizio del periodo se l’inverno è stato caldo.
La prima attività di ovideposizione avviene sulle piccole olive a partire da giugno e fino a luglio.
Ogni femmina adulta può deporre fino a 250 uova, uno per oliva. L’uovo si schiude dopo pochi giorni e la larva inizia a nutrirsi della polpa dei frutti. A piena maturità si impupa nell’oliva stessa, o facendosi cadere a terra. A distanza di circa una settimana prende il volo l’insetto adulto. In media, un ciclo completo, dalla deposizione delle uova allo sfarfallamento, si compie in 3 settimane. A questa prima generazione ne possono seguire altre, in numero variabile a seconda del clima. Questo fattore, come si evince, è molto variabile. Nelle aree più fredde, infatti, si compiono di solito 2-3 generazioni, in quelle con clima mite, invece, se ne possono verificare anche 6-7. Allo stesso tempo, un clima caldo e siccitoso rallenta la deposizione delle uova nei mesi estivi, che però riprende tra la fine dell’estate e l’autunno.
Per difendere gli uliveti dalla mosca dell’olivo bisogna partire innanzitutto da equilibrate pratiche agronomiche. Ad esempio, per la gestione del suolo è preferibile adottare la tecnica dell’inerbimento, così da favorire la presenza d’insetti utili. Questa è favorita altresì dalla creazione e dal mantenimento d’infrastrutture ecologiche con piante utili (siepi, alberature, ecc).
In caso di uliveto irrigato, una certa attenzione va posta alle gestione delle acque. E’ importante, infatti, evitare gli eccessi nei momenti in cui il rischio d’infestazione è maggiore.
Praticare potature corrette, evitando quelle troppo intense, questo poiché la produzione inferiore determina una concentrazione degli attacchi della mosca sulle poche olive prodotte.
Bisogna altresì evitare di lasciare olive incolte sull’albero, specie se attaccate dal parassita, in quanto favorirebbe la continuità dell’infestazione.
Infine, nel momento dell’impianto dell’uliveto, prediligere varietà con una drupa più piccola e con maturazione precoce. Queste varietà, infatti. sono meno suscettibili agli attacchi della mosca dell’olivo.
Come eliminare la mosca dell’olivo in modo biologico
Come accennato, i rischi dovuti alla presenza della mosca dell’olivo variano a secondo delle condizioni climatiche stagionali. Temperature estive elevate e primavere siccitose ostacolano lo sfarfallamento. Sopra i 36 °C si è constatata una mortalità delle larve di prima generazione anche del 90%.
Inoltre, bassi valori d’umidità relativa (inferiore al 50%) sfavoriscono lo sviluppo dell’insetto.
Tra i prodotti consentiti in agricoltura biologica un buon riscontro dagli olivicoltori ha avuto lo BioTop di Special Agri. Il suo vantaggio è l’alta selettività, che preserva, almeno in parte, gli insetti utili. Inoltre, viene usato a bassi dosaggi, per cui ha costi contenuti. La sua azione è sia adulticida che larvicida, quindi va utilizzato in ogni momento che si verifichino le condizioni climatiche favorevoli alla mosca e quando si evidenziano catture con trappole e/o punture evidenti.
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